Ti svegli con la luce che filtra dalle fessure delle tapparelle e quindi già ti svegli male.
Però ti ricordi che nel pomeriggio dovrai andare dalla parrucchiera, quindi trovi la motivazione per alzarti dal letto. Sì, perché quando hai due gemelle, prenderti un paio d’ore per te dalla parrucchiera è come fare una settimana di vacanza, spendendo decisamente meno.
Le bambine sono stranamente collaborative: si alzano senza storie, fanno colazione, si vestono rapidamente e stai per uscire di casa, miracolosamente in anticipo.
Mentre chiudi la porta a chiave, cerchi il secondo mazzo di chiavi, quelle per aprire box e cancello e…niente. Frughi anche negli angoli più improbabili della borsa, ma a parte una caramella masticata e lo scontrino di una spesa dell’anno scorso, non trovi niente.
“pronto, sì, ciao, sono io. Non è che per caso hai preso tu le mie chiavi del box?...ah…no, eh?! Sei proprio sicuro?...…..Non ho detto che sei scemo, ma magari…le hai prese per sbaglio… No eh?!vabbé, ho capito. Grazie. Ciao.”
Goccia di sudore sulla fronte. I minuti passano e hai le bambine da portare dai nonni e…ma certo: i nonni!
“ciao mamma, scusami eh, ho fatto un casino…credo di avere lasciato le chiavi nel box e ora non posso aprirlo, quindi niente macchina. Non è che mi verreste a prendere e mi portereste in ufficio?
Era evidentemente ancora assonnata: ma come avete fatto ad entrare nel box?”
“mamma, non siamo entrate nel box. Se fossimo riuscite a entrarci, probabilmente saremmo anche uscite con la macchina. Potete accompagnarmi voi in ufficio?”
“ah, sìSveglio il papà e arriviamo subito”.
Scendiamo giù ad aspettarli, ma “sveglio e subito sono due parole che cozzano, tant’è che dopo venti minuti di attesa “mamma, ma quanto ci mettono i nonni ad arrivare? Devono fare pochissima strada!!
Finalmente vediamo la loro auto imboccare la nostra via. Ed eccoli lì, coi vestiti belli e pettinati da matrimonio, manco dovessero accompagnare la Regina Elisabetta a Buckingham Palace.
“e, sai, già che dovevamo uscireci siamo preparati per bene tutti e due, così andiamo direttamente a fare le nostre commissioni”.
“non preoccupatevi, anche se devo uscire puntuale dall’ufficio per andare dalla parrucchiera, posso sempre saltare il pranzo, tanto oggicredo di non avere fame. Tornate a riprendermi alle 15:30, vero?”
“OK”. 
Perdi un quarto d’ora in portineria perché ovviamente il badge è in macchina e senza di quello devi praticamente lasciare le tue impronte digitali per entrare in azienda. Nemmeno la CIA.
La giornata scorre velocemente, riesci a mangiare in venti minuti per recuperare il ritardo e alle 15:30 in punto ti teletrasporti all’uscita.
Finalmente dalla parrucchiera. Un’ora e mezza di relax per fare il sostegno ai capelli per renderli accettabili, o almeno speri.
Inizia a tuonare. Certo perché ogni volta che vai tu dallaparrucchiera piove. Ogni volta.
La tua amica passa a vedere la tua trasformazione e per opera dicarità ti accompagna dai suoceri a riprendere le bambine. Sono dai suoceri per lasciare ai tuoi mezzo pomeriggio libero.
Decidete di non dare altro disturbo e di andare a casa a piedi.
Per strada mangiate una brioche, per ingannare il tempo e…le bambine. La strada è lunga.
A metà tragitto inizia a piovere e ovviamente sei senza ombrello.
Vi riparate sotto una tettoia e intanto pensi alle due lavatrici che avresti dovuto fare, alla cena da preparare e ai tuoi capelli appena fatti che si stanno ammosciando.
Andate avanti ancora un pezzo, ma la pioggia aumenta e vi riparate sotto un alberone del parco, dove incontri una mamma amica. Almeno fai due chiacchiere.
Ti offre un ombrello per tornare a casa, ma poi… quando glielo restituisci? Fai la temeraria e rifiuti, anche se non tanto hai tempo. E speri che la pioggia dia tregua.
Finalmente esce un raggio di sole. Peccato che siano già le 19:00 e addio lavatrici, cena… no la cena no, quella te tocca.
Corri finalmente varchi la soglia di casa con le bambine distrutte dalla camminata. Le lanci in vasca tutte e due, metti a bollire l’acqua (non per le bambine) per la pasta e finalmente ti guardi allo specchio.
Sembri la Winx Aisha appena tirata fuori dal fondo dell’armadiodelle tue figlie.
I capelli sembrano spinaci, che di salti in padella ne hanno fatti pure otto.
Allora cerchi il diffusore per porre rimedio. Niente. Non c’è più nemmeno quello. Non ti spieghi dove possa essere finito, fai mente locale… è da un po’ che non lo usi…lasciato in hotel a Jesolo. Ovvio.
Con un po’ d’acqua, schiuma e phon e riesci a sistemare il disastro. Senti che si sta aprendo la porta di casa, esci dal bagno con indifferenza e ti ritrovi davanti Lui non ti saluta, ti guarda, ti scruta e sentenzia “mmm…belli. Stai bene”.
Se fossi stata Aishasulla tua testa ci sarebbe stata una nuvoletta con scritto “Whiew!”.

7 Comments

  1. :-)))
    Non mi parlare di pioggia quando si va dalla parrucchiera, perchè anche a me capita quasi sempre così!!!
    Ciao!

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