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Talento è una parola che sento pronunciare molto spesso. Troppo.
Fuori da scuola a volte sembra che ci sia una gara tra genitori per chi ha il figlio più talentuoso: in matematica, in italiano, ma anche nell’atletica, nella danza o nel disegno.
Preferisco estraniarmi da quei discorsi sintomo di manie da protagonismo o, peggio ancora, di insicurezza nelle capacità dei figli. E concepisco ancora meno quei genitori che riflettono sui bambini i propri sogni irrealizzati o vedono in loro talenti che non esistono.

Guardo le mie bambine mentre ballano o fanno una ruota, mentre disegnano o costruiscono qualcosa con le loro mani e ciò che vedo è la voglia di giocare e divertirsi, ma anche passione per ciò che fanno.
Ora non mi interessa scovare in loro un talento, ma vorrei che continuassero a crescere con la voglia di scoprire e di sperimentare, con la sete di conoscenza e il coraggio di mettersi sempre in gioco.
Il nostro compito di genitori è cercare di metterle in condizione di trovare sempre nuovi stimoli e di dare loro forza, aiutarle a credere in loro stesse e alimentare la loro autostima.
Vorrei che trovassero la loro strada inseguendo le loro passioni e facendo sempre ciò che più amano fare. Per non avere rimpianti.
Può esserci passione senza talento, ma per coltivare il talento ci vuole passione. E se le mie bambine sono dotate di un talento qualsiasi, saranno loro a scoprirlo e a capire se avranno la giusta passione per coltivarlo.
E’ ovvio che da mamma io abbia molti sogni e speranze per loro ma per ora lascio che scoprano le possibilità che hanno e che le vivano con la leggerezza di un gioco.
In fondo il talento di tutti i bambini è giocare.

Questo post partecipa al Blog Tank di settembre di Donna Moderna Bambino

6 Comments

  1. Mi piace molto questo tuo pensiero. Vero, a volte i genitori vogliono imporre i loro sogni mancati ai figli. Ciò che conta è sentirsi bene con noi stessi, figli, genitori, mettere passione in ciò che ci riesce meglio 🙂

  2. concordo su tutto. non ne posso veramente più di questi confronti fra genitori, di queste “gare” su proprio, ma proprio tutto, addirittura sul numero di scarpe. che poi nel momento che questo figlio arriverà a non primeggiare (e ovviamente succederà), come si potrà sentire?

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