Le gemelle fanno danza moderna da ormai tre anni ma poiché la frequenza è mono settimanale, necessitavo urgentemente di una seconda attività che le impegnasse per almeno un altro pomeriggio, così la scorsa settimana hanno iniziato un corso di ginnastica artistica.
Per la prima lezione hanno dato ai genitori la possibilità di assistere all’allenamento. Avevo altri entusiasmanti programmi ma ho pensato che il supermercato sarebbe rimasto lì anche il giorno seguente e non mi sono lasciata sfuggire l’occasione di vederle all’opera.
L’istruttore è molto competente e il corso molto ben organizzato.
Le bambine sono partite subito con il piede giusto e un grande entusiasmo.  Si sono divertite molto, grazie anche alla presenza di due amichette, e mi sono anche sembrate più estroverse e disinvolte del solito.
Alla fine della lezione

un’istruttrice mi ha chiesto di far fare a M una prova nel gruppo di ritmica promozionale.

Evidentemente il mio topolino timido era riuscito a far emergere la sua personalità e la sua grinta attraverso la ginnastica ed era stata notata per il suo impegno.
Io però sono rimasta un po’ spiazzata e non sapevo cosa rispondere, ma vedendo l’entusiasmo di mia figlia ho acconsentito, a condizione che facessero fare la prova anche a N che si stava già disperando in un angolo.
A quel punto però la questione si stava facendo seria. Per loro, ma anche per me. E se poi le avessero prese nella promozionale? Cos’avremmo fatto con la danza (già furbescamente pagata per l’intero anno)? E le ripercussioni sulla scuola? O ancora peggio: se non le avessero prese e ne fossero rimaste deluse?
Credo molto nello sport e nei valori che trasmette ai bambini e ai giovani in generale. Se praticato a livello agonistico poi, tiene i nostri figli ancora più lontani dalla strada e dalle tentazioni. Ma non ero ancora pronta per tutto questo, a prendere decisioni che avrebbero potuto condizionare il loro futuro. Era troppo presto…
Comunque con un borsone carico di ansia, alle 18:00 del giorno seguente eravamo nuovamente fuori dalla palestra.
Nello spogliatoio c’erano ragazzine con gambe chilometriche che arrivavano alle mie ascelle.
“Siete sempre sicure di voler provare?”
“Ehm…sì, mamma!”
Dopo una timida presentazione, hanno iniziato il riscaldamento.
C’erano quattro istruttrici e l’unica che conoscevamo ha chiamato con sé le più giovani del gruppo per un allenamento ad hoc.
Sembrava che andasse tutto bene. N e M hanno eseguito tutto alla lettera e, dal basso della mia esperienza, mi sembrava anche piuttosto bene. Peccato che quando l’istruttrice abbia iniziato a fare pressione sulla loro schiena e sulle loro gambe per far allungare i muscoli, le due siano corse da me in lacrime.
 “Quell’istruttrice è cattiva! Mi ha fatto male alla schiena! Ma non lo sa che se spinge così mi spezza anche le gambe?”. Aiuto. Tra le mie preoccupazioni, questo scenario non era stato neppure contemplato.
La musica di sottofondo deve avere coperto la loro voce, ma di sicuro non il mio imbarazzo e i miei tentativi di far calmare le due disperate.
Mi sembrava palese, ma ho detto comunque all’istruttrice che forse non erano pronte emotivamente e che sarebbe stato meglio per loro proseguire con il corso formativo, per imparare le basi e rendersi conto gradualmente che la ginnastica è divertimento, ma anche impegno e fatica.
Nonostante l’evidente delusione, ho apprezzato molto che ci abbia lasciato una porta aperta…forse un domani, chissà?!
Stasera seconda lezione. Per loro. Per me supermercato.

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