PREMATURITA'

Gemelli e prematurità è un binomio piuttosto ricorrente.

Un neonato è definito prematuro se viene alla luce prima della 37^ settimana di gestazione.
Le possibili cause di una nascita prematura, che avviene nel 10% dei casi, possono essere: sofferenza fetale, placenta previa o distacco della placenta, anomalie uterine congenite, pre-eclampsia, patologie da cui può essere affetta la madre (cardiopatie, nefropatie, malattie respiratorie, anemie…), infezioni all’apparato urogenitale, abuso di fumo e alcooL, assunzione di sostanze stupefacenti, condizioni di stress elevato, insufficienza cervicale, fibromi uterini o eccessiva distensione dell’utero come spesso si verifica nelle gravidanze gemellari.

La prematurità è uno dei motivi per cui una gravidanza gemellare viene considerata a priori una gravidanza a rischio. Per chi sta dall’altra parte, i medici, il concetto di rischio è chiaro e imprescindibile, mentre per la diretta interessata, la futura mamma, un po’ per inesperienza, un po’ per scarsa informazione, non è sempre semplice riconoscere le azioni o i comportamenti che potrebbero causare un evento indesiderabile come la nascita prematura dei gemelli.

Spesso non percepiamo il rischio finché non lo tocchiamo con mano ed è solo allora che ci rendiamo conto di esserci spinte troppo oltre ed è ormai tardi per tornare indietro.

Oggi Sofia vi racconta la storia della sua gravidanza e della nascita prematura delle sue gemelline, nella speranza di sensibilizzare le donne in attesa a non sottovalutare o prendere alla leggera i consigli medici, perché, come anch’io stessa ho potuto constatare “stare a riposo” non significa solo non sollevare le borse della spesa o evitare di salire al 10° piano a piedi…

“Tra tutte le cose strane che potevo immaginare avrei fatto o mi sarebbero successe nella vita, non avevo mai pensato che sarei diventata mamma di due gemelle. Era proprio una cosa che non avevo mai minimamente considerato e potete immaginare il mio stupore quando il ginecologo alla 12^ settimana disse “…un momento…ce n’è un altro….sono due!”.

La gravidanza era capitata per caso e altrettanto per caso aspettavo due gemelli.

Nelle settimane successive alla scoperta, dopo lo shock iniziale, iniziai a pensare che quello che il destino aveva voluto per me era in realtà un regalo prezioso e inaspettato. Desideravo che tutto andasse bene più di ogni altra cosa, e iniziai così anche ad aver paura, che qualcosa andasse storto. Troppa felicità mi spaventava, non ci ero abituata.

Non è stata una gravidanza vissuta con serenità, forse anche per colpa di un ginecologo di poche parole e troppo semplificatore. In ogni caso, a parte il primo trimestre, mi sentivo bene e in forma e ho continuato a lavorare fino a metà del quinto mese, quando mi venne detto che il collo dell’utero era raccorciato e dovevo stare a riposo. Ma era “normale” nelle mie condizioni, non era niente di strano a sentire il medico.

Passarono 15 giorni in cui non mi sentivo bene, facevo fatica a camminare a scendere le scale e non uscivo più di casa. “Tutto normale” continuavano a dirmi. La pancia iniziava ad essere grande e aveva il suo peso.

Poi una sera, all’inizio della settimana 29, uno strano mal di schiena, un salto in ospedale per tranquillità, sicuri che non fosse nulla e invece il tracciato parlava di contrazioni.

MI devono trasferire in una struttura attrezzata, fanno dieci telefonate, c’e un posto con due culle solo a Torino, a 150 km da casa. Io non ci credo, non mi sentivo assolutamente nulla di strano, mi metto a ridere. MI devono trasferire in ambulanza, un viaggio da incubo, al termine del quale riscontrano un peggioramento delle mie condizioni.

Resto ricoverata, mi fanno il cortisone, flebo di antibiotici continui, ma mi assicurano che sarà una degenza lunga, per sicurezza, i continui tracciati non segnalano contrazioni. Io mi preparo a stare lì un bel po’, mi faccio portare dei libri, un computer, dobbiamo arrivare almeno a 32 settimane, e ne mancano ancora 3.

Ma non va così.

Il destino ci ha fatto un regalo sì, ma dobbiamo guadagnarcelo.

Dopo tre giorni, arriva il giorno più brutto della mia vita:  al mattino tardi uno dei sacchi si rompe… “stia tranquilla signora, sta solo gocciolando e il liquido si forma continuamente e in queste condizioni si può andare avanti settimane”.

E invece no. Dopo qualche ora un forte mal di schiena, l’ostetrica che dice “sarà la posizione distesa di questi giorni”. E invece no! Dopo poco iniziano le contrazioni, la mia vicina di letto che tiene il tempo. La seconda dopo 5 minuti, la terza dopo 2 minuti e poi sono continue. Mi mettono una flebo, ma non si fermano. Si calma un po’ il dolore, arriva il ginecologo “la dilatazione è completa, devo farla partorire, è consapevole che siamo in una situazione border-line?” annuisco. “Allora come le chiamiamo?” ci diciamo io e Piero “Giulia e Alice” come avevamo deciso una sera in macchina, pochi giorni prima, di ritorno da una visita che ci aveva confermato i sessi.

Mi fanno il cesareo d’urgenza. Io sono congelata, sono shokkata, per tre giorni mi han rassicurato che andava tutto bene e si continuava…e invece no! Mi sento fredda, come un contenitore che non è stato capace di contenere, inutile, superficiale e vuota. Sono un pezzo di ghiaccio, non mi scende una lacrima e continuo a pensare che forse il destino mi voleva solo illudere, e che andrà tutto male. Le bambine sono piccole, chissà se saranno forti a sufficienza, chissà come staranno?!

Cerco di mantenere distacco da quello che sta succedendo, ho troppa paura.
Le vedo solo passare quando le tirano fuori, incrocio i loro sguardi. Non li dimenticherò mai. Sono sguardi confusi e arrabbiati, molto arrabbiati, ho pensato che fossero sguardi che chiedevano “mamma perché ci hai fatto questo?”.
Poi per due giorni sto a letto, mi dicono che le bambine sono stazionarie. Il terzo giorno non resisto, nonostante il forte dolore mi alzo dal letto e, camminando contro il muro, arrivo in terapia intensiva. “Sono la mamma di Giulia e Alice” dico.

Che strano suono fa la parola mamma, quando riguarda te e non l’avevi mai detta.

E poi forse mamma non mi sento neanche, non ho più la pancia, le ho sentite muovere solo qualche volta. Io non le conosco queste bambine. E poi eccole là, piccolissime, dentro le loro teche di plexiglass, come fossero dei pezzi da museo e non degli esseri viventi.

Sono nate 1350 gr e 1310 gr ma quando le vedo io sono 1100 gr, a causa del calo fisiologico. Dove sono i bambini delle pubblicità belli sorridenti e cicciottelli? Non ci sono qui. Ci sono due bambine piene di garze, tubi, fili, il volto nascosto da un grosso tubo e una maschera.

Quando gli infermieri le maneggiano mi rendo conto che sono solo ossa. Il sederino, non c’é. Finisce la schiena e iniziano le gambe, come in certi pupazzi di pezza. Non sanno respirare, non sanno nutrirsi, non sanno essere bambini, ancora non lo sono. Non ci conosciamo, loro non sanno che sono lì e che sono la loro mamma.

Quando si diventa mamme? In quel momento non lo so, ma lo scopro nei 50 giorni successivi. Sono una mamma a metà, non ho la pancia, non ho le bambine. In quei giorni scopro che hanno bisogno di me, del mio latte, del mio calore. Imparo parole nuove: broncodisplasia, saturimetro, dotto di botallo, serratia, ROP e tante altre. Sono un automa, tiro il latte ogni tre ore, anche di notte, mi sento in colpa per non essere stata abbastanza mamma prima e adesso la loro mamma sono un’ incubatrice e un’infermiera.

In quei giorni abbiamo imparato a conoscerci, quei 50 giorni sono stati per noi un nuovo lungo parto, durante i quali io ho imparato a prendermi cura di voi e a essere la vostra mamma. E voi avete imparato a essere delle bambine.”

 

Gliulia e Alice hanno quasi tre anni, stanno bene e sono due bimbe vivaci. Sono la prova di quanto sia importante l’intervento tempestivo e fondamentale rivolgersi a strutture competenti e dotate di TIN (Terapia Intensiva Neonatale).

Ringrazio Sofia per avere condiviso con noi la sua storia ed entrambe speriamo che il nostro messaggio possa arrivare a quante più mamme possibili.

 

SEGUI THE POCKET MAMA SU FACEBOOK

 

SalvaSalva

SalvaSalva

SalvaSalva

2 Comments

  1. Giulia e Alice sono due bimbe meravigliose e speciali…La loro Mamma e’ una Grande MAMMA e questo loro lo sanno

Write A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.