Il segreto per crescere tre gemelli

Il segreto per crescere tre gemelli? #twinterviste

Quando vedo le mamme di tre gemelli, mi sento una po’ la mono-mamma della situazione che guarda le mamme di due gemelli come se fossero supereroi o aliene provenienti da qualche strano pianeta.

Le realtà diverse dalla nostra spesso ci sembrano surreali, impossibili da gestire e pensiamo che noi non saremmo state all’altezza di determinate situazioni.

La verità è che bisogna esserci dentro per poter giudicare. Bisogna credere di più in se stessi, avere fiducia nella coppia – ricordiamoci che non siamo sole! – ma anche nei nostri figli, che hanno una sensibilità e una capacità di adattamento che va oltre la nostra immaginazione.

Crescere tre figli della stessa età è sicuramente faticoso e impegnativo, ma non impossibile, proprio come vi racconterà Federica, mamma di tre gemelle, che ci svela i suoi segreti.

Nomi ed età delle twins?

Maya, Morgana e Ginevra. Compiranno 8 anni a maggio.

 “Sono tre” come avete reagito?

Ricordo quel giorno come se fosse oggi, distesa sul lettino della ginecologa. Io e Daniele, mio marito, aspettavamo con impazienza di scoprire quanti tesori si nascondessero nella mia pancia… sospettavamo già che fosse un po’ affollata.

Arrivavamo da anni e anni di tentativi falliti, di esami più o meno fastidiosi, di giorni contati e di amore programmato, di aborti (due), di sogni infranti e speranze disilluse.

Dopo 5 anni avevamo deciso di rivolgerci ad un centro di fecondazione assistita, che decise di farci tentare con una FIVET.

Questa tecnica consiste nello stimolare le ovaie della donna a produrre molti ovuli mediante punture ormonali ed ecografie e prelievi del sangue a giorni alterni; quando sono maturi vengono prelevati dalle ovaie tramite una biopsia aspirativa in sedazione e messi in provetta con il seme “ripulito” dagli spermatozoi lenti o malformati.

Vengono lasciati lì 24 h sperando che in quel vetrino avvenga il primo “miracolo”, che gli ovuli vengano fecondati, si trasformino in embrioni e inizino a crescere.

Tre giorni dopo andammo a prenderli, tramite una canula vennero fatti scivolare nel mio utero e aspettammo e pregammo che qualcuno, almeno uno, si annidasse e si realizzasse il nostro desiderio.

Una settimana dopo avevo tutti i sintomi della gravidanza e prima ancora del test positivo eravamo certi di avercela fatta.

Era settembre, passarono un paio di settimane e tornammo al centro a fare la prima ecografia per controllare che procedesse tutto bene e per scoprire in quanti si erano annidati.

tre, sono tre!!!

C’erano tutti i nostri bambini e io li volevo tutti, tutti e tre!

Ero forte e un po’ pazza per sperare davvero di diventare un’eletta, perché è così che mi sento oggi, anche se è sempre stata davvero dura.

Mio marito era un po’ più sconvolto e ci ha messo giorni, forse mesi a riprendersi.

Avevamo scelto noi di mettere a fecondare tre ovuli, il massimo che la legge di allora ci consentiva, perché volevamo avere il massimo delle possibilità.

Ricordo ancora le percentuali che ci avevano illustrato al centro: 4% che nascessero tre gemelli, 12% che ne nascessero due, 35% che almeno uno ce la facesse….beh noi abbiamo fatto bingo!

Com’è stata la gravidanza?

La gravidanza è partita subito benissimo, nessun disturbo, nessuna preoccupazione.

Ero ben seguita in una clinica, dove c’è un reparto apposito per le gravidanze gemellari.

I primi mesi sono stati caratterizzati da una stanchezza cronica e dalle solite nausee ma nulla di che, facevo controlli abbastanza frequenti e tutto procedeva bene.

All’ecografia morfologica alla 20^ settimana scoprimmo che erano tre bambine. Avevamo pronti due nomi maschili e due nomi femminili e ci siamo trovati a scegliere il terzo.

L’entusiasmo non era solo nostro, le nostre famiglie erano in trepidante attesa come noi.

Intorno al 7° mese ho iniziato ad avere problemi di pressione alta e sono stata ricoverata dalla 30^ settimana fino al parto avvenuto con un cesareo programmato alla 34+2.

Ci racconti quel giorno?

Era il 5 maggio ed era una bella giornata di primavera. Le ostetriche mi prepararono e mi portarono in sala operatoria.

Fuori c’era una squadra che tifava per me: le nonne, le mie sorelle, gli amici più cari… erano tutti lì per accogliere le principesse.

Verso le 10.30 ero pronta e mi portarono giù in sala operatoria. Ricordo l’attesa in una stanza fredda e una ragazza che piangeva disperata per la paura del parto cesareo. Mah….. io fremevo, non vedevo l’ora di conoscere le mie creature e lei piangeva?

OK. La mia ora. Furono tutti molto gentili. Non conoscevo nessuno, non c’erano le mie ostetriche, impegnate con parti naturali e il reparto, però arrivarono le due ginecologhe che mi avevano seguita dalla 7^ settimana di gravidanza.

C’erano tre ostetriche, tre pediatri…insomma la sala era affollata.

Nemmeno il tempo di chiedermi se avessero già tagliato, che in un attimo tutto si trasformò e sentii il primo ueeeeeeeeeeeee.

Era lei, era la mia Maya… che caratterino!

Me la alzarono sopra il telo e la vidi con gli occhioni grandi e dei lunghi capelli neri. Quanto era bella! Mi somigliava tanto.

La portarono alla bilancia: 1930 grammi. Ottimo!

Intanto continuarono a strattonarmi. Sentivo le mani della ginecologa dentro la mia pancia ed ecco Morgana. Lei era più piccolina e non me la fecero vedere subito.

La portarono alla bilancia. Pesava 1410 grammi ma mi rassicurarono perché stava bene e aveva dei bei polmoni pure lei da quel che sentivo.

Un minuto dopo arrivò la piccola Ginevra, 1800 grammi.

Ed eccole lì, tutte nel fasciatoio, tutte nude, una appiccicata all’altra per tenerle al caldo. Si muovevano e piangevano e io con loro. E pensavo

Ma sono tutte mie?

Il cuore mi batteva a mille. Avevo le mani legate e volevo solo toccarle, me le portarono accanto una alla volta e io le baciai, le annusai, gli parlai, le rassicurai.

Maya mi guardava con i suoi occhioni immensi e io mi perdevo là dentro.
Ginevra faceva gli occhietti storti ed era la copia di Daniele. Ancora oggi sembra che “gli abbia tagliato la testa” tanto si somigliano.
Morgana, che arrivò decisamente arrabbiata, con la fronte aggrottata, si calmò quando iniziai a parlarle perché mi riconobbe, riconobbe la sua mamma.

Nel frattempo finirono di cucirmi e le portarono via.

Rimasi in osservazione per un paio d’ore e mi misero tre braccialetti.

Le rividi solo il giorno dopo e da lì iniziò una routine, durata un mese, fatta di carezze attraverso l’oblò, di tiralatte, di biberon, di incubatrici, di dottori e di infermiere.

Nulla di preoccupante, era la normale procedura per i neonati pre-termine e sottopeso ma mi sono sentita mamma a metà senza un vero contatto tra noi, senza bambine in stanza.

Tornare a casa senza pancia e con le braccia vuote fu triste ma loro stavano bene. Ci voleva solo un po’ di pazienza e finalmente i primi di giugno, una alla volta, vennero dimesse e iniziò finalmente la nostra nuova vita.

Com’è stato l’allattamento di tre?

Io ci tenevo molto ad allattarle, anche se era davvero impossibile attaccarle al seno così piccole e bisognose di cure, così già dal primo giorno feci amicizia con il tiralatte elettrico e ogni tre ore svuotavo il seno.

Piano piano la produzione aumentò ed ero fiera di me perché riuscivo a produrne 1 litro al giorno.

Per un certo periodo sono riuscita a provvedere a tutte e tre per poi passare all’allattamento misto con latte artificiale.

Solo Maya è poi riuscita ad attaccarsi bene e mi ha regalato l’emozione dell’allattamento al seno vero e proprio ma non abbandonai il tiralatte: alternavo le poppate e tutte e tre hanno preso il mio latte fino ai 7 mesi.

Vestite uguali o diverse?

Diverse, per tanti motivi.

Primo fra tutti la gestione della biancheria pulita, era davvero difficile che lo stesso capo fosse lavato e stirato per tutte e poi perché non ci sembrava giusto.

Non le abbiamo mai classificate come qualcosa di unico ma tre bambine ben distinte con personalità diverse.

Oggi hanno quasi 8 anni e i loro gusti sono molto diversi.

Morgana ad esempio ama le scarpe da ginnastica e i vestiti sportivi, non bada particolarmente al look, mette senza problemi qualsiasi cosa io le metta a disposizione.

Maya ama gli stivali e Ginevra le ballerine. Odiano i jeans e le tute e vogliono solo leggings.

Nessuna delle tre ama particolarmente gonne e vestiti.

In alcune occasioni come il loro compleanno compriamo vestiti uguali ma di colore diverso.

Anche con i capelli hanno idee diverse: Maya li ha molto lunghi e a stento si riesce a convincerla a dargli almeno una spuntatina ogni tanto, Ginevra e Morgana hanno un bel carrè e la frangetta.

Quali sono le difficoltà maggiori che avete incontrato e incontrate nella quotidianità?

Nei primi mesi/anni di vita i ritmi erano davvero faticosi e l’organizzazione è stata essenziale: la routine dei pasti e della nanna era molto rigida, si mangiava ogni 4 ore e quando era ora di dormire le mettevamo sveglie nel lettino.

Sono sempre state delle bambine che, a parte i primi mesi in cui giustamente si svegliavano per mangiare, dormivano bene e questo ci permetteva di ricaricare le batterie e di essere freschi e riposati per affrontare il giorno.

Al tempo Daniele faceva la notte fissa. Di giorno, appena si svegliavano, le preparavo e andavo da mia madre per lasciarlo riposare tranquillo e la notte me la cavavo da sola.

Insieme ci occupavamo dell’ultima poppata prima di andare a lavorare e al rientro, se qualcuna si svegliava molto presto, la portava in un’altra stanza per lasciarmi riposare il più possibile. Si occupava di tutto, dal latte ai pannolini.

Per tutto il resto i compiti li abbiamo sempre divisi equamente: il bagnetto e la vestizione erano a staffetta, insieme eravamo una squadra ben organizzata.

C’è da dire che le nostre famiglie sono state di grande supporto: durante le pappe c’erano nonne o zie pronte a dare una mano.

Gli spostamenti non erano facili ma in un modo o nell’altro ce la facevamo.

Crescendo le cose sono migliorate. Il primo sospiro di sollievo l’ho tirato quando ho ripreso a lavorare al loro anno di vita perché staccare da quella quotidianità fatta di pappe/pannolini/giochi per me fu un toccasana.

Facevo solo quattro ore ma mi sembrava di affrontare meglio le ore con loro.

Il secondo sospiro è stato all’inizio della scuola materna: finalmente riuscivo a seguire meglio la casa, ritagliarmi dei momenti solo per me e gestire tutto senza troppa fatica.

Ora le difficoltà sono quelle della maggior parte delle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano.

Ora lavoro 6 ore al giorno: la mattina le accompagno a scuola poi vado a lavoro, in pausa pranzo riesco a rientrare e pulisco casa, poi di nuovo a lavoro, recupero le bambine dalla nonna e torniamo a casa, quando non c’è il catechismo, lo sport o la festa di compleanno del compagno di turno.

Una cosa che vi sembrava impossibile da fare invece è risultata più semplice del previsto?

Togliere il pannolino.

Avevano poco più di due anni e ci ho provato: i primi giorni furono un disastro ma poi hanno imparato ed è stata una bella liberazione.

Finalmente una cosa in meno da fare e un bel risparmio visto che i pannolini erano un bel costo moltiplicato per tre.

Poi il ciuccio, che abbiamo barattato con Babbo Natale senza neppure versare una lacrima.

Anche l’inizio della scuola elementare ci ha dato tanti pensieri ma tutto procede bene nonostante le difficoltà nella gestione.

A scuola sono nella stessa classe o in classi diverse?

Le difficoltà di gestione stanno proprio nel fatto che sin dalla scuola materna abbiamo deciso di mandarle in tre classi diverse.

Le bambine sono sempre state abituate a stare solo tra loro. Non hanno frequentato il nido e c’era la necessità di rompere questo nucleo che minava un po’ i rapporti sociali e di creare la loro individualità.

All’inizio è stata dura perché per loro c’era un doppio distacco: dalla mamma, visto che lavoravo solo il pomeriggio per mezza giornata, e dalle sorelline, in questa nuova avventura da “grandi”.

Poi è arrivata la scuola elementare e avevamo deciso di riunirle per avere una più facile gestione della cosa.

Ci spaventava molto non riuscire a seguirle bene ma le insegnanti ci hanno fatto ragionare su alcuni aspetti che non avevamo preso in considerazione.

Abbiamo deciso di continuare a tenerle separate, sperando un po’ nella buona sorte e un po’ nel fatto che tutte le cose che nel tempo ci sono sembrate difficili o impossibili, si erano poi rivelate più semplici del previsto e fattibili.

Il motivo principale fu il rischio della competizione, della sindrome dell’eterno secondo.

Ciascuna di loro ha caratteristiche diverse sia in positivo sia in negativo.

Morgana ha imparato a leggere a 5 anni ma è disprassica e sta facendo psicomotricità per migliorare le sue difficoltà. Inoltre potrebbe essere disgrafica. Non ne ho ancora la certezza ma penso che un continuo confronto tra loro sarebbe stato per lei motivo di insoddisfazione perenne.

Si guardano i quaderni e le pagelle e non perdono occasione di vantarsi se prendono un bel voto.

Non è una regola ma per noi averle divise è stato un bene.

Ogni genitore che si trova di fronte a questa scelta deve pensare lucidamente a quello che è il meglio per i suoi di gemelli anche se la scuola non ci aiuta ma tende a volerli dividere sempre e comunque.

La domanda più assurda che ti hanno fatto sulle gemelle?

“Signora ma sono tutte sue? Ma dove le teneva? Ma come le distingue?”

Ma la cosa più assurda è l’affermazione “Poverina, non la invidio”

Poverini loro che non hanno capito niente e non sanno quanto per noi sia un dono e un privilegio vedere il rapporto speciale che lega i gemelli giorno dopo giorno e la forza che siamo in grado di tirare fuori in ogni occasione.

La più irritante invece “il mio fa per due….per tre…per dieci”. No. Il tuo uno non farà mai come le mie tre, fidati!

Cos’è per te la gemellitudine?

Per me gemellitudine è una figlia che si ferma a dormire dalla nonna e telefona per parlare con le altre due.

Una che piange dal dispiacere perché vede la sorella piangere.

Gli sguardi che si scambiano, le risate che le accompagna perennemente oltre le tirate di capelli e i graffi.

Gemellitudine è la garanzia che non saranno mai sole, perché avranno sempre accanto ben due amiche per la vita che non le abbandoneranno mai.

E’ un destino che si compie e un sogno che si realizza, visto che entrambe le mie nonne hanno avuto dei gemelli, tra cui mio padre e il suo gemello identico.

Ho sempre visto quanto può essere unico e speciale questo rapporto e tra tutti i figli e nipoti solo io ho avuto questo dono, anche se la scienza ci ha dato una bella mano.

Quale consiglio daresti alle future mamme di gemelli?

Intanto niente panico. Godetevi la gravidanza riposando il più possibile. Lasciatevi aiutare ma non fate diventare gli altri invadenti, perché solo la mamma e il papà sanno come vivere al meglio la quotidianità.

Cercate dei gruppi di gemellitori su facebook, il confronto con gli altri che hanno lo stesso vissuto aiuta perché finalmente ci si sente compresi.

Impostate dei ritmi per la pappa e la nanna.

Allattare i gemelli non è impossibile e il latte materno è importante. Se ci tenete fatevi seguire bene, altrimenti ricordatevi che i bambini crescono benissimo anche con il latte artificiale.

Credete in voi stesse, perché siete perfettamente in grado di crescerli dando a entrambi o a tutti e tre (se come me ne avete tre) la giusta dose di amore e attenzioni.

I gemelli poi hanno davvero una marcia in più e anche se il lavoro si moltiplica, anche loro imparano che la mamma e il papà li devono condividere e devono avere pazienza aspettando il loro turno.

Non perdetevi come coppia. I primi anni sono duri ed è facile essere stanchi e nervosi e litigare spesso. Un figlio destabilizza figuriamoci due o tre insieme.

Cercate di ritagliarvi dei momenti per voi e non sentitevi in colpa nei confronti dei bambini se qualche volta uscite un po’ per conto vostro… una mamma e un papà sereni sono il regalo migliore che possiate fargli!

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