gemelli e disturbi del linguaggio

Gemelli e disturbi di linguaggio: il parere della logopedista

Uno dei momenti più belli della nostra vita di una mamme è quello in cui i nostri figli pronunciano per la prima volta la parolina magica: Mamma.

Ma se la parolina tarda a farsi sentire o è una delle poche che i nostri bambini sono in grado di proferire, ci facciamo assalire dall’ansia e mille domande iniziano a orbitare nella nostra testa.

Noi mamme di gemelli siamo abituate a moltiplicare tutto, anche i dubbi, ma effettivamente è frequente riscontrare problemi di linguaggio nei gemelli, spesso dovuti alla nascita pre-termine, al basso peso corporeo, o al linguaggio segreto con cui i bambini comunicano tra loro.

Quali sono dunque i dubbi che più ci tormentano? Lo abbiamo chiesto proprio alle mamme di gemelli e la Dott.ssa Eleonora La Monaca, logopedista esperta di disturbi di linguaggio in bambini piccoli (0-4 anni), ha risposto a tutte le loro domande:

“Sono felicissima di essere qui e poter rispondere a un po’ di quesiti di Mamme di Gemelli!!

E’ vero che in letteratura scientifica è descritto un possibile ritardo nella maturazione del linguaggio, ma non esistono studi che provino con certezza che essere gemelli sia realmente un rischio per lo sviluppo neuropsicologico.

In generale è più significativo il fatto se i gemelli sono nati a termine oppure no; i bimbi nati prima della 32 settimana sono considerati più a rischio di andare incontro a disturbi dello sviluppo, soprattutto se il peso alla nascita è molto basso.

Molto spesso i gemelli hanno un “linguaggio segreto” che permette loro di capirsi pur essendo non comprensibile agli altri, questo perché, ovviamente, passano moltissimo tempo insieme, almeno fino a quando non sono inseriti nella vita di comunità. In questa ottica l’inserimento al nido può essere considerato un aiuto per evitare che insedino degli schemi comunicativi esclusivi e un supporto ai genitori che, alleviati dal grande stress della nascita gemellare, possono ricostruire equilibri migliori tra i due fratelli e dedicare uno spazio personale per ciascuno di loro.

La prima cosa importante è sapere che non esistono bambini pigri (approfondimenti qui): la convinzione che alcuni bambini parlino poco perché non vogliono farlo è fuorviante (domanda di SarAnto e Silvia S.).

Diciamo che ogni bambino funziona “in economia” perciò spesso è più semplice ed immediato farsi capire con il corredo comunicativo che con le parole: sguardo, espressioni, gesti, sorrisi, indicare… ciò non è da correggere, anzi, da lì si deve partire per trovare strategie utili alla promozione del linguaggio verbale.

La strategia meno specifica in assoluto, ma molto facile da applicare è quella di verbalizzare molto, spiegando al bambino… ops! ai bambini, tutto ciò che stiamo facendo con un eloquio tranquillo e ben scandito (approfondimenti qui), in modo che sia tutto facile da ascoltare.

Un errore in cui spesso si incappa, a maggior ragione il rischio aumenta nel caso dei gemelli, è quello di fare confronti: ogni bambino ha un proprio personalissimo sviluppo e anche se si è gemelli, le differenze possono essere enormi nella personalità, nelle debolezze e nei punti di forza, quindi resistete e cercate di non fare confronti, ma se proprio non potete farne a meno… (approfondimenti qui).

L’età più critica, in cui esistono variabili molto ampie tra i bambini è quella che va dai 18 mesi ai 2 anni e mezzo; si può passare dai bimbi che pronunciano poche parole a quelli che parlano come piccoli adulti. Potete consultare alcune tabelle  di riferimento qui, anche se a me le tabelle non piacciono molto e preferisco valutare ogni bambino per le sue potenzialità. Ad ogni modo molti bimbi che a 2 anni parlano ancora poco, recuperano in modo spontaneo entro i 3 anni (Chiara B. e Angelica M.). Mi preme qui dire che il logopedista spesso è visto come una figura a cui rivolgersi solo quando c’è un problema; sto cercando di creare una cultura diversa in cui finalmente ci si rivolga serenamente a questo professionista anche in termini di prevenzione, consulenza per strategie di supporto o semplicemente per togliersi alcuni dubbi.

Attraverso il blog Mamma Logopedista, infatti, mi capita molto spesso di scemare ansie inutili con semplici consigli, perché dunque trascinarsi i dubbi per mesi e mesi quando c’è chi può risolverli?!

In generale i bambini a 3 anni – 3 anni e mezzo hanno un linguaggio sostanzialmente completo e corretto, anche se possono permanere alcune difficoltà nella pronuncia di certi suoni della lingua, come per esempio la /r/, cosa molto diffusa. In questi casi non c’è da preoccuparsi se i suoni assenti sono uno o due (Consuelo L. e Silvia S.) e si può provare a farglieli sentire, facendo vedere come la lingua vibra, sotto forma di gioco.

Se i suoni alterati o assenti sono invece tanti, allora è consigliabile già a 3 anni fare una valutazione del linguaggio: i servizi pubblici hanno personale preparato e, a parte il problema delle liste di attesa, possono rispondere bene alle richiesta della famiglia. Se il bambino non dovesse riuscire a pronunciare alcuni suoni a 4 anni, io consiglio sempre di non aspettare troppo, spesso con poche sedute si può correggere il problema o verificare se ci siano condizioni che impediscono al bambino di parlare bene, come per esempio la presenza di adenoidi, di una deglutizione atipica o di un problema di dentatura (Paola F. e Silvia S.).

Nei casi in cui si renda necessaria una terapia logopedica specifica, ci tengo a dire che nella stragrande maggioranza dei casi il disturbo si risolve in modo completo con un corretto approccio; sono infatti rari i casi in cui il disturbo di linguaggio specifico (che è innato e non dipende da altre cause come la sordità o il ritardo mentale) sia così grave da non risolversi in modo completo (Patrizia P.) e sono quelli in cui, oltre ad un problema di produzione del linguaggio, si affiancano anche problemi nella comprensione delle parole.

Il messaggio finale che vorrei lasciare è quello di non avere paura se il bambino parla poco o male: i disturbi del linguaggio sono molto diffusi, ma si risolvono spesso in modo spontaneo e in alcuni casi con un trattamento logopedico che non è affatto traumatico: i miei bimbi vengono volentieri in seduta e ce la ridiamo insieme, anche se sanno bene che non è un gioco e che vengono perché gli è utile e si sentono meglio.

Un caro saluto da Mamma Logopedista…sorella di due gemelle monozigote!”

Voglio ringraziare Eleonora per tutto il tempo che ci ha dedicato e per avere risposto a tutte le nostre domande.

Alle mamme in ascolto, vorrei consigliare di visitare il blog di Eleonora, che è appunto www.mammalogopedista.it perché, oltre agli approfondimenti che vi abbiamo segnalato in questo articolo, potrete trovare tanti altri spunti e consigli per aiutare i vostri bambini a superare le difficoltà con il linguaggio.

 

 

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5 Comments

  1. Ciao diverse volte mi sono imbattuta sul tuo blog. Sono mamma di due gemelli omozigoti di tre anni compiuti ad ottobre. Uno dei due da 9 mesi fa psicomotricita’ e logopedia perché ritenuto un caso border tra autismom e disturbo del linguaggio . Nel caso in cui si trattasse di disturbo del linguaggio come è possibile che solo uno dei due presenta queste difficoltà essendo omozigoti? Grazie mille anticipatamente

    • Eleonora La Monaca Reply

      Ciao Marzia, è possibilissimo, come molte altre caratteristiche diversificano i gemelli omozigoti. Per esempio le mie sorelle hanno voci diverse, altezze diverse e una di loro ha avuto una difficoltà di lettura che l’altra sorella non presentava. 🙂

  2. Pingback: Il mio bimbo parla poco: è pigro o testardo? – Insegnami a Parlare

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