essere una mamma diversa - la storia della twins mamma AlessiaLa gemellitudine di Alessia: mamma di Riccardo quasi 8 anni, e dei gemelli Rachele e Lorenzo, quasi 5.

La mia gemellitudine mi ha travolta come un fiume in piena quando rompe gli argini. Ci avevano detto che probabilmente non avremmo più potuto aver bambini e poi la sorpresa di scoprirmi incinta di due!
Dopo mesi e mesi di lacrime, “me l’ero messa via” ma proprio quando avevo iniziato a pensare che un dono grande lo avevo già e pazienza se avrebbe dovuto restare figlio unico, andai a far le analisi direttamente in ambulatorio, senza passare dal ginecologo. Le beta erano altissime e la battuta in seguito del mio dottore mi fece trasecolare. Da lì fu tutta in salita.

Avevo un’attività con i miei, una passione: il pane. Un panificio che gestivamo in tre: si iniziava alle 2:00 di notte e finivamo alle 20:00.  Era duro ma era diventato con grandi sacrifici il mio mondo. Abbiamo chiuso dopo venti giorni dalla notizia della gravidanza. Venivo da due aborti e mia mamma, ormai logorata da un lavoro fisicamente duro per una donna, prese la palla al balzo quando i dottori mi dissero chiaramente che dovevo stare a riposo per dare tutte le chance a queste due creauture.

Mi affidai a un ospedale in zona, pensando che comunque sarebbe andato tutto bene. Sono una tipa tosta, fisicamente sempre attiva, sana: mai prima dall’ora avevo pensato a come gli eventi possano cambiare in fretta e che questo potesse succedere a me, e non solo (e non sempre) agli altri. Decidi di fare la villocentesi poiché avrei compiuto 36 anni a breve: l’esito per uno dei gemelli fu di possibile anomalia cromosomica. Poteva non essere sano, poteva avere una tra le tantissime patologie non scandagliate dalla villo e, per saperne di più, avremmo dovuto fare esami più specifici molto costosi, che magari non ci avrebbero nemmeno dato una certezza.

Noi, che ci reputavamo genitori NON pronti a gestire qualsiasi tipo di anormalità, ci facemmo indirizzare verso chi ci avrebbe potuto dare risposte.

Tutti ci dicevano le stesse cose e l’unica altra possibilità era l’aborto selettivo. Ma cominciavo a sentire qualcosa, o almeno così credevo, così quel giorno dissi a mio marito che avremmo accettato ciò che sarebbe stato. Non potevamo fare un gesto così, non più, io non me la sentivo.

La gravidanza fu tosta: la pancia cresceva e io cercai e trovai un lavoretto per non stare a pensare, perché se pensavo piangevo e avevo Riccardo, il mio primogenito.

I gemelli nacquero a 34 settimane con parto naturale e molto sottopeso : 1,7 kg Rachele, che ruppe le acque, e 1,5 kg Lorenzo.

Lorenzo, a cui la villo aveva riscontrato un numero di cromosomi in eccesso, nacque sano.

Si era trattato un falso positivo, dissero i dottori…può succedere. Non feci nemmeno in tempo a tirare un sospiro di sollievo, che mi diedero l’esito di un possibile ritardo uditivo, sempre per Lorenzo. Il piccolo non aveva passato lo screening e bisognava fare dei controlli più specifici nei successivi 12 mesi e valutare nell’arco dei tre anni. Restammo in TIN fino al raggiungimento dei 2 kg.

gemelli di mamma Alessia

Non posso non ricordare quei giorni senza commuovermi. I primi due giorni in camera da sola, con le altre mamme che allattavano i loro figli singoli ed io con solo due braccialetti al polso. Per il primo giorno, i miei figli non li ho nemmeno visti. Quanto ho pianto!  Poi mi fecero scendere per avviare l’allattamento e, con le altre mamme, LE MAMME DELLA TIN, capii quanto ero stata fortunata. Mi raccontarono storie incredibili: bambini nati di 500 gr che erano una forza della natura, con madri che non erano umane ma delle leonesse. Vidi donne piangere tutte le loro lacrime sulle spalle forti dei mariti, e infermiere, dottori che avevano sempre una parola di conforto e di speranza per tutte… ma anche qualche ramanzina quando ci vedevano fuori dalla careggiata.

Nel frattempo mi tiravo il latte ogni 2 ore, perché al seno non avevano la forza di attaccarsi. Fu estenuante ma mi sembrava l’unica cosa utile che potessi fare dopo averli costretti a quel supplizio. Mi sentivo responsabile della loro permanenza in quel reparto per non essermi rispettata nel modo migliore durante la gravidanza.

La patologia della super mamma mi aveva colpita.

Vissi il fatto di non riuscire ad allattarli come una sconfitta e, una volta a casa, continuai a tirarmi il latte  fino ai 9 mesi per dimostrare a me stessa qualcosa che ancora non capito cosa fosse.  In ospedale avevo conosciuto una ragazza, Mara, twins mamma anche lei. Passavamo le notti a tirarci il latte ed a rincuorarci a vicenda. Avere qualcuno che vive le tue stesse emozioni aiuta. Il confronto nelle stesse esperienze rassicura…un po’ quello che poi è stato nel gruppo Gemellitudine. Perché gli altri fanno presto a parlare ma, per poter dare consigli, la gemellitudine va vissuta.

Le giornate continuavano tra tirare il latte, far da mamma a Riccardo e cercar di dare una dignità alla casa, oltre ad accudire i pargoletti. In tutto questo nn avevo fatto i conti con la vita, quella di cui prima parlavo, che può cambiare in fretta e senza preavvisi, quella che non ti avvisa quando questo succede.

Il mio adorato papà si ammala. Purtroppo capita che un evento bello sia accompagnato da uno brutto. Tutto l’insieme mi mise a terra e ad un certo punto non riuscii più nemmeno ad alzarmi dal letto. Mi feci aiutare perchè per fortuna capii che da sola non ce la potevo fare.

Non bisogna aver paura di chiedere aiuto se questo ci permette di essere delle brave mamme, perchè non lo siamo solo quando riusciamo in imprese pazzesche con le nostre forze.

Siamo straordinarie sempre, solo per il fatto di esser mamme, di uno, di due o di dieci figli.

Capii che il mio primo dovere era proteggere i miei bambini, con serenità, al resto ci avrei pensato un pò per volta. Cercai qualcuno a cui poter affidare per due orette i pupi nelle mattine in cui volevo essere vicina al mio caro papà durante le visite; li svezzai presto e già questo migliorò i nostri ritmi. Cercai di prendere la vita come veniva, senza farne una tragedia se la casa non era in ordine. Mi ero convinta che le cose importanti erano altre. Vidi il lato positivo anche nel non dover lavorare: avevo finalmente il tempo che con Riccardo non avevo mai potuto avere nemmeno per fare le cose più semplici e instaurai così con i twins un rapporto simbiotico quasi senza accorgermene.

Mi sentivo molto in difetto verso Riccardo, che non perdeva occasione per farci capire come le new entry non fossero a lui cosa gradita. In casa la convivenza non era semplice: un bambino può esser travolto tanto quanto una mamma dall’arrivo di due fratellini.

Ricordo ancora quella volta in cui mi disse: “mamma, io ti avevo chiesto un fratellino, non due!”

Ora sembra quasi divertente ma allora non lo fu. Imparai a ritagliarmi dei tempi con ognuno di loro, secondo le loro esigenze diverse. Cercai di esser presente con Riccardo: mi dedicai al volontariato nel suo asilo per fargli vedere che la mamma c’era e organizzavo i pomeriggi con altre mamme dei suoi amici, magari a casa nostra, così potevo gestirmi anche i gemelli senza chiedere aiuto ai nonni.

Non fu mai abbastanza: finché i gemelli non ebbero almeno tre anni fu davvero pazzesco.

Ogni occasione per lui era buona per colpirli. Nella sua testa erano colpevoli di averlo derubato di qualcosa, del mio tempo con lui. L’inizio delle elementari per lui e dell’asilo per Lorenzo e Rachele, la loro crescita naturale, mi misero davanti ad altro genere di situazioni: gli schemi in una famiglia cambiano, l’importante è prenderne atto e modificarsi con loro. Non è sempre facile, ma è possibile: penso che l’importante sia non farsi dei programmi, ma fare con loro il nostro programma. Non fare le cose perchè così ci è stato detto, consigliato, impartito, ma farlo perchè in quel momento è per NOI la soluzione migliore.

Negli anni mi sono convinta di una cosa: niente è semplice quando arrivano due gemelli. Il mio matrimonio vacilla come una barca in balia della tempesta. Le urla sembrano a volte aver preso il posto di qualsiasi altro rumore. Il caos regna sovrano, dentro casa e nella mia testa ma ad ogni cosa troviamo una soluzione. E se non è standard per la gente poco importa. È quella che qui, in casa nostra, assicura una buona giornata.

Fuori dalla TIN lessi una lettera indirizzata alle mamme dei bambini prematuri: un colloquio tra l’angelo e Dio che dice che certe situazioni vengono assegnate alle persone che Lui reputa all’altezza.

Mi sono convinta di essere stata scelta per essere madre di gemelli, non perchè mi senta meglio di un’altra ma perché da quando ci sono loro in casa ho scoperto che se prendiamo la vita con un pò di leggerezza ne avremo solo da guadagnarci.

Ora che vanno verso il quinto compleanno i problemi sono diversi. Se guardo indietro tutto mi sembra una passeggiata, se confrontato con le giornate interminabili di ora: la scuola, gli impegni extra, i litigi, i gusti nel mangiare (ho il frigo pieno di avanzi), le lotte, i complotti dei maschi contro la femmina o quelli dei gemelli contro il grande. Insomma, a volte è davvero un macello! Ma non importa, perchè ho capito cosa voglio: vorrei lasciare ai miei figli un ricordo di una mamma che guarda la TV con loro se glielo chiedono, che legge loro anche le 5 favole la sera, lasciando perdere la cucina, che chiude la porta di casa lasciandovi dentro il macello per portarli al cinema anche se non era organizzato ma solo perchè in quel momento ci andava.

Ricordo mia mamma che appariva e spariva in un battibaleno durante le mie recite perchè doveva lavorare; le gite in cui ero affidata alla mamma di qualcuno perché la mia non c’era; una casa perfettamente in ordine quando io ero bambina ma non ho ricordi di un pomeriggio al parco con lei. Ecco, ho promesso e mi sto impegnando per essere una mamma diversa dalla seppur splendida mamma che ho. E questo me lo hanno insegnato loro, sì, me lo hanno insegnato i miei bambini che con un sorriso hanno saputo mandar via ogni cattivo pensiero, sempre!

la storia della twins mamma Alessia

 

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