adolescenti ai tempi del coronavirus

Gli adolescenti sono gli “invisibili” del coronavirus, dimenticati ma silenziosi.

In questi giorni per bambini e ragazzi si sta chiudendo il capitolo della DAD, sperando di non doverlo riaprire a settembre!

È stato un percorso tortuoso, soprattutto per i genitori dei bambini più piccoli, che magari si sono dovuti barcamenare tra smart working e impegni scolastici dei figli. Chi, come me, ha figli più grandi, ha avuto sicuramente vita più facile, anche perché gli adolescenti sono stati i silenziosi della quarantena, fino ad essere quasi dimenticati.

In ordine anagrafico. I bambini sono al centro dell’attenzione: tutti si preoccupano per loro, con asili e elementari chiuse. I maturandi hanno i riflettori mediatici puntati addosso. I «grandi», per questioni di lavoro, saranno i primi a poter uscire. E gli anziani protestano pubblicamente perché non accettano di essere gli ultimi a farlo. Si parla di tutti, tranne di loro: i ragazzi, fascia d’età 12-18 anni. Dimenticati e silenziosi. Eppure esemplari proprio perché silenziosi. È la generazione che soffre di più, ed è quella che sta mostrando il meglio. Altro che «sdraiati». Hanno rinunciato a tutto, più di tutti. Diligentissimi, continuano a studiare nonostante il «tutti promossi».

Inizia così un articolo pubblicato su Il Giornale ai primi di maggio e mai parole furono più azzeccate per descrivere la quarantena degli adolescenti. I pensieri e le preoccupazioni del governo, delle istituzioni e dei media si sono focalizzate a turno sulle diverse fasce d’età, trascurando purtroppo i ragazzi tra i 12 e i 18 anni.

La loro indipendenza, la conoscenza della tecnologia e la possibilità di comunicare coi compagni tramite le diverse chat, ci ha sollevati da tanti pensieri.

Ma vi siete mai chiesti come sia cambiata la vita degli adolescenti ai tempi del Coronavirus?

Gli adolescenti sono stati tra i primi a subire il lockdown ma nessuno si è preoccupato per loro, perché erano abbastanza grandi per cavarsela da soli su tutti i fronti. Si sono però ritrovati da un giorno all’altro in isolamento sociale, proprio in una fase della vita in cui il desiderio di socializzare è particolarmente vivo.

Il loro stile di vita è cambiato radicalmente, come per tutti del resto, ma non dimentichiamo che durante l’adolescenza ci si costruisce un’identità e farlo tra quattro mura non è affatto semplice. Hanno perso la loro privacy. Hanno dovuto condividere gli spazi con il resto della famiglia h24,  proprio quando cercavano libertà e indipendenza.

È venuta a mancare la routine ma anche tutti i punti di riferimento come i compagni di scuola, gli amici e tutti quegli adulti che ricoprono un ruolo educativo e formativo nella loro vita, dagli insegnanti agli istruttori.

Li sappiamo immaginare solo con le cuffie alle orecchie e lo smartphone sempre in mano, tra musica a tutto volume e improbabili TikTok. Invece, durante la quarantena, hanno dato il meglio di loro e hanno saputo sorprenderci.

Si sono messi alla prova da subito, destreggiandosi egregiamente tra la didattica a distanza e un notevole carico di informazioni da unire come le tessere di un puzzle. Sono stati capaci di ristabilire una nuova routine, che potesse restituire loro delle sicurezze in un mondo che stava, e sta ancora, provando a trovare delle risposte.

Si sono improvvisati pasticceri, panificatori, scrittori, video maker, cantanti, pittori, musicisti e la qualunque. Hanno saputo trovare il lato positivo di una situazione drammatica, sfruttando il tempo libero per colmare lacune e fare corsi online. Hanno colto le opportunità, più di quanto non l’abbiano fatto molti adulti.
Certo, ci è scappata la playstation, e anche qualche maratona di serie TV, ma volevamo davvero privarli anche di questo?

Hanno osservato. Hanno ascoltato. Hanno avuto paura e hanno pianto in silenzio. Tra le immagini che scorrevano alla TV e gli andrà tutto bene a cui non ha mai creduto nessuno. Ora finalmente possono tirare un doppio sospiro di sollievo, perché il ritorno alla semi-normalità coincide con la fine della scuola.
Le twins devono fare un ultimo sforzo con un tele-esame, che forse la cara ministra avrebbe potuto confermare con maggiore preavviso. Comunque se la stanno cavando e supereranno anche questa sfida.

Ancora una volta ho avuto conferma che avere un/a gemello/a è un grande privilegio.

In una situazione complicata come questa, le mie ragazze hanno saputo farsi forza l’una con l’altra e hanno affrontato ogni difficoltà insieme. I fratelli sono sempre un tesoro prezioso ma avere la stessa età, gli stessi bisogni e magari gli stessi pensieri, le ha aiutate a sentirsi meno sole durante il lockdown.  Hanno anche litigato, certo, ma si sono fatte compagnia anche in quello! Hanno fatto cose insieme e coltivato nuovi interessi, dal cucinare dolci al guardare i film su Netflix in lingua originale per migliorare l’inglese.

Non hanno protestato per la gita di 3^ media saltata, per il mancato saluto a compagni e professori, né per gli allenamenti a distanza arrangiati tra i divani del soggiorno. E non si sono nemmeno piante addosso per il tempo e le esperienze di cui sono state private e che non potranno più recuperare.

Sono fiera e orgogliosa di loro e di come hanno affrontato un’emergenza che mai avrei pensato che avrebbero potuto vivere. Ricorderanno per sempre questi mesi. Diranno ai loro figli e ai loro nipoti “noi c’eravamo…” e di sicuro potranno farlo a testa alta. 

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